1929-'30: Il leggendario Campo Testaccio

Il primo campionato a girone unico iniziò il 6 ottobre 1929 e si concluse il 6 luglio 1930. Vi parteciparono 18 squadre. È il caso di elencarle nell'ordine della classifica finale: Ambrosiana (ex-Inter) 50, Genova 48, Juventus 45, Torino 39, Napoli 37, Roma, Bologna e Alessandria 36, Pro Vercelli e Brescia 33, Milan 32, Modena e Pro Patria 30, Livorno 29, Lazio e Triestina 28, Padova 26, Cremonese 16. Retrocessero Padova e Cremonese.
Campo: prima partita alla Rondinella, poi Testaccio. Squadra titolare: Ballante, Barzan, De Micheli, Ferraris IV, Degni, Carpi, Benatti, Fasanelli, Volk, Bernardini, Chini. Principali riserve: Corobyons, Ossoanich, Dalle Vedove, Preti. Allenatore: iniziò Baccani, poi Burgess. Capocannoniere: Volk 21 gol. Delle 34 partite la Roma ne vinse 15, 6 pareggiate, 13 perdute. GoI segnati 73, subiti 52.

A parte il girone unico, il grosso evento fu l'apertura di Campo Testaccio, pronto a tempo di record, che doveva restare nella leggenda. Costò, tutto compreso, 1.530.000. Un conguaglio esatto è difficile. Già nel 1938, ai tempi della canzone «se potessi avere 1000 lire al mese», si calcolò che la lira avesse perduto il 98 per cento su quella di anteguerra. Il seguito lo sapete; comunque, evitando conteggi che non potrebbero tenere conto dei plurimi coefficienti negativi attuali, diremmo ragionevole calcolare che oggi un «Testaccio» costerebbe parecchi miliardi, anche se non vi furono sprechi. Renato Sacerdoti, presidente di fatto, commissario straordinario di diritto, fu oggetto di critiche: si era speso troppo. Negli archivi giallorossi la sua relazione presenta una convincente difesa: quel milione e mezzo comprendeva anche gli interessi per un debito ammortizzabile in otto annualità, coperto dal valore delle costruzioni eseguite nell'impianto. Poteva accogliere circa ventimila spettatori disposti a rettangolo su una tribuna coperta, una lunga gradinata dei «distinti» con «popolari» su scale di legno dietro le porte, quasi a picco su di esse con scarso sollazzo dei portieri ospiti. Vi si giocò per undici anni, fino al giugno del 1940, a campionato concluso dopo l'entrata dell'Italia in guerra. In effetti non era un capolavoro di solidità mentre la popolarità del gioco e della società creavano pericolosi problemi di sicurezza. Campo Testaccio fu violato in campionato per la prima volta dalla Juventus: 12 gennaio 1930, 1-3. Ma già era stato... deflorato in una amichevole natalizia con l'Ujpest di Budapest. Testimone e propiziatore di un periodo glorioso dei giallorossi, fu chiuso all'indomani di un successo: 3-1 sul Novara. Nei giorni cupi oggi lo si rievoca...
Altro avvenimento di rilievo il cambio dell'allenatore.
Garbutt, sulla linea poi affermatasi in continuità della vita mai facile per gli allenatori giallorossi, si spostò al Napoli: assessore dell'autonomia tecnica assoluta è probabile che l'inglese stentasse ad accettare il carattere autoritario del «sor Renato». Comunque dopo un breve interregno di Guido Baccani (ex C.T. azzurro in commissione con Rangone e G. Milano) si ricorse ad un altro inglese, Francis Burgess, consigliato dallo stesso Garbutt che se n'era andato con molto fair play. Resistette fino al novembre 1931, liquidato dopo due sconfitte consecutive in trasferta. Inoltre... beveva!
Nel tabellino abbiamo già riportato le cifre essenziali di un campionato decoroso, ma viziato da una delusione: era in sostanza assente il progresso sperato dopo l'ottima partenza. E allora si diceva a muso duro: «Chi si ferma è perduto». Occorre considerare per la verità che dopo lo sforzo dell'anno precedente in fatto di acquisti e con l'impegno del nuovo campo sul groppone, non si erano potuti fare altri ingaggi clamorosi. Quattro elementi, onesti ma nulla più: gli interni Dalle Vedove e Corsani dalla retrocessa Cremonese, Fornaciari terzino della Reggiana, Ossoanich jolly di attacco ma soprattutto fiumano e amicone di Volk. Sulle partite più importanti non vi è difficoltà di scelta: Lazio-Roma 0-1 e Roma-Lazio 3-1. Sempre fatali i due campi torinesi. Grossa macchia una batosta a Milano, 6-0 per dirla in tutte lettere, ma da quella «ex-Inter» che doveva vincere il campionato.

Tratto dal libro AS Roma da Testaccio all'Olimpico (libro edito nel 1977)

 

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